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Puccini attraverso la lente di Benvenuti:
Nel magnifico film Puccini e la fanciulla, Paolo Benvenuti svela segreti, silenzi e colori del grande compositore italiano
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A volte la storia che precede un film – lo scorcio originale di un’idea, l’attenta ricerca d’archivio, la scelta dei personaggi e delle ambientazioni – è interessante e avvincente quanto il film stesso. È il caso di Puccini e la fanciulla, l’ultimo magnifico film di Paolo Benvenuti e Paola Baroni prodotto da Arsenali Medicei e Fondazione Festival Pucciniano. L’uscita del film coincide con il 150° anniversario della nascita di Giacomo Puccini e getta una nuova luce sulla vita e sul genio del compositore italiano.
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Presentato all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il film è stato accolto come una delle opere d’arte più originali e straordinarie degli ultimi anni, per il suo assoluto rigore formale, la grande qualità pittorica della messa in scena, e il primario interesse della storia, che ha assegnato al film il Premio Collaterale “Poverima belli” e recensioni entusiastiche in tutto il mondo.
Puccini e la fanciulla nasce per chiarire uno degli episodi più oscuri della vita del Maestro: la tragedia di Doria Manfredi, la sua giovane serva, suicidatasi nel gennaio del 1909, mentre Puccini stava componendo una nuova opera tratta dal dramma di David Belasco , La ragazza del Golden West.
Il film è il frutto di una ricerca d’archivio durata sei anni condotta dallo stesso Benvenuti e da un gruppo di sedici giovani di Intolerance, la scuola di cinema di Viareggio, in Toscana. Indagando sulla misteriosa morte di Doria Manfredi e sulle vicende che circondarono la composizione dell’opera pucciniana, i giovani studiosi frugarono nell’immensa bibliografia su Puccini e sulle sue lettere private conservata presso il Centro Studi Pucciniani di Lucca.
Salirono a Torre del Lago, il piccolo borgo toscano dove viveva Puccini e trovarono l’ispirazione per i suoi capolavori, con lo scopo di intervistare gli anziani del paese e raccoglierne i ricordi. Ma quello che hanno inventato è stato un impenetrabile muro di silenzio, quasi mafioso.
Dalle lettere di Puccini emergeva il fatto che Doria era stata accusata da Elvira, moglie di Giacomo, di essere l’amante del marito. Ma le circostanze dell’evento e il motivo per cui Doria non si è mai difesa rimanevano ancora oscure. Un altro mistero emerso dalla ricerca era legato alla composizione di The Girl of the Golden West.
Nella loro ricerca, infatti, gli studenti si sono imbattuti in una affermazione molto interessante da un libro di Aldo Valleroni: “Il famoso dongiovanni di Puccini non era fine a se stesso, ma era funzionale alla sua creatività”.
Apparentemente era una considerazione minore, ma nascondeva una verità notevole: ogni volta che Puccini componeva un’opera, si innamorava magicamente di una vera incarnazione della sua eroina. È interessante notare che, una volta terminata l’opera, anche la relazione si sarebbe conclusa.
Il libro citava diverse donne corrispondenti alle protagoniste femminili delle sue opere, da Bohème a Butterfly a Turandot, ma nessuna “Musa” è stata trovata per Minnie, l’eroina di The Girl of The Golden West. La prima domanda che gli è venuta per la mente è stata: Doria potrebbe essere il modello di Minnie? Ma le due figure erano troppo diverse per essere direttamente correlate.
Emerse infine che nella vita di Puccini c’era un’altra donna, Giulia, cugina di Doria e figlia di Emilio, il proprietario dello chalet-ristorante davanti alla villa Puccini. Giulia era l’amante di Puccini, nonché il modello corrispondente nella vita reale per Minnie che i ricercatori stavano cercando. Ma la storia non finisce qui: pare che Giulia sia rimasta incinta e abbia dato alla luce un bambino, Antonio Manfredi, che non fu mai riconosciuto dai genitori e morì in miseria nel 1988.
Nel 2007 Benvenuti riuscì a conoscere la figlia di Antonio e le disse che potrebbe ragionevolmente essere la nipote di Puccini (a quanto pare la somiglianza era sbalorditiva). Poi gli ha mostrato una valigia impolverata appartenuta al padre defunto, che non aveva mai aperto prima. La valigia conteneva foto e lettere di Puccini a Giulia, scritte dal 1908 al 1922, che dimostravano indiscutibilmente la loro relazione.
Ma le sorprese non erano finite: in un barattolo di biscotti dentro la valigia c’era un vecchio filmato del 1915 che mostrava Puccini che suonava il piano, scriveva, fumava e passeggiava nella sua villa. Era un documento eccezionale di immenso valore storico.
Benvenuti, tuttavia, non ha voluto fare uso di questa straordinaria scoperta nel suo film, fermamente convinto che la vita di questo documento fosse diversa e indipendente da quella del suo film. Tenendo fede al suo proposito di non mescolare la realtà con la ricostruzione filmica, Benvenuti ha concentrato il suo film solo sugli eventi accaduti a Torre del Lago nel 1908.
Ed è qui che inizia il film: Puccini, interpretato dal musicista di fama internazionale Riccardo Joshua Moretti, sta componendo La ragazza del Golden West e frequenta regolarmente lo chalet di Emilio davanti alla sua villa, dove questa magnifica donna, Giulia, serve vino e sorride .
Un giorno, la serva di Puccini, Doria Manfredi, sorprende Fosca, la figliastra del compositore, tra le braccia del suo amante, Guelfo Civinini, il giovane librettista di Puccini. Per impedire a Doria di rivelare la verità, Fosca sprona sua madre Elvira a spiare Doria, suggerendo che potrebbe avere una relazione con Giacomo.
Una notte, Elvira segue il marito in un luogo appartato e lo sorprende mentre bacia una donna. Convinta che sia Doria, inizia a perseguitare la povera ragazza e a distruggere la sua reputazione. Unica colpevole di aver interpretato il ruolo di “messaggera d’amore” tra Puccini e la cugina Giulia, Doria viene annientata dagli attacchi di Elvira e trova nel suicidio la sua unica possibilità di riscatto.
La particolarità del film è che non ci sono dialoghi. Ed è proprio questo che c’è di così eccezionale e audace nell’opera di Benvenuti: un “film muto” su uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi. Gli unici suoni che sentiamo nel film sono le voci fuori campo che leggono le lettere delle persone coinvolte nella storia, i suoni della natura e la musica composta da Puccini.
Nella visione estetica del mondo di Benvenuti, tale silenzio era l’unico modo per raggiungere la purezza totale del linguaggio cinematografico, dove la musica diventa tutt’uno con l’immagine, senza altre interferenze.
Il background di Benvenuti come pittore è evidente anche nella costruzione visiva del film: ogni fotogramma ha la perfezione stilistica di un dipinto. Con grande maestria ricostruisce nel dettaglio non solo la vita segreta di un grande compositore, ma anche l’immaginario sociale di un’Italia rurale che non esiste più.
Il film è quindi un’esperienza cinestesica, che coinvolge le forme più profonde della percezione e dell’emozione: il grande omaggio di un artista alla memoria imperitura di un genio.